Le migliori 3 cantine di Barolo nel 2022
Nonostante il Barolo sia prodotto unicamente dal vitigno “Nebbiolo” ed esclusivamente in 11 comuni del territorio Piemontese, tra le varie opzioni disponibili ci sono differenze sostanziali.
Questo accade perché le tipologie di terreno e la luminosità solare influiscono decisamente sulle note sprigionate da questo vino, generando una ventaglio di prodotti eterogenei ed unici.
Se stai per preparare una cena e la scelta del vino è ricaduta sul Barolo ma non sai quale preferire, in questa guida ti diremo le migliori 3 cantine di Barolo per orientarti ad una scelta più consapevole.
1) Fontanafredda
Fontanafredda è una delle cantine con maggiore storicità tra quelle presenti nelle affascinanti colline delle Langhe.
I suoi terreni, infatti, furono acquisiti dal primo re d’Italia Vittorio Emanuele II nel 1858 per giurare fedeltà a Rosa Vercellana, sua amata.
La vera nascita della tradizione vinicola fu però avviata dal figlio del re, Emanuele Alberto Conte di Mirafiori, nel 1878 quando, grazie al suo spirito intraprendente, decise di adibire i terreni in vigneti, producendo per la prima volta un vino talmente apprezzato da dover assumere operai specializzati (fattore alquanto raro per l’epoca) per far fronte alla richiesta del mercato.
Fontanafredda attualmente conta circa 120 ettari di terreno, ripartiti tra i comuni di Serralunga d’Alba, Barolo e Diano d’Alba.
La fermentazione è svolta in fusti d’acciaio ad una temperatura controllata di circa 30 gradi, mentre l’affinamento avviene in barrique per almeno 24 mesi.
Il processo si conclude con un ulteriore affinamento di 1 anno direttamente in bottiglia.
Al gusto si percepiscono note floreali, aroma di sottobosco e spezie.
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2) Rocche dei Manzoni
Rocche dei Manzoni è nata nel 1974 da Valentino Migliorini nei terreni di Monforte d’Alba, in località Manzoni.
Già esperto viticoltore, Migliorini diede vita alla sua prima creazione nel 1976 creando un assemblaggio tra Nebbiolo e Barbera e fu uno dei primi nel 1978 a scegliere le barriques come strumento per affinare i rossi.
Oggi Rocche dei Manzoni conta circa 50 ettari di terreno, tutti rigorosamente presenti all’interno del comune di Monforte.
L’invecchiamento è svolto, in prima battuta, in barriques di legno con un successivo primo
affinamento in cemento.
Dopo essere stato imbottigliato, infine, viene poi affinato ulteriormente in vetro.
Alla vista presenta un colore rosso rubino intenso, mentre al naso un bouquet intenso, floreale e fruttato, con sentori di viola, ciliegia, note di spezie e cacao.
3) Borgogno
La tradizione plurisecolare del Borgogno inizia nel 1761 quando Bartolomeo Borgogno fonda la cantina.
Questo vino ha uno stretto legame con l’Italia a causa degli avvenimenti storici che lo hanno contraddistinto.
Nel 1861 infatti, per onorare l’unificazione italiana, il Barolo di Borgogno venne scelto come vino d’accompagnamento durante il pranzo di celebrazione.
Agli inizi del ‘900 iniziarono le esportazioni verso l’Europa e nel 1920, grazie all’ingegno di Cesare Borgogno, ci fu l’intuizione di migliorare la bontà del prodotto tramite un processo di invecchiamento ventennale, che per l’epoca, era a dir poco avanguardistico.
L’ottica tradizionalista e orientata alla genuinità della produzione è un imperativo ancora attuale della cantina, che utilizza solo concimi organici, senza diserbanti, nei suoi 38 ettari di terreno, garantendo un’uva a residuo zero.
La fermentazione del Borgogno avviene in vasche di cemento a basse temperature, seguite da un invecchiamento in barriques di rovere per sei anni e successivi sei mesi di affinamento in bottiglia.
Al naso presenta un bouquet intenso e complesso, con aromi floreali di violetta e rosa, fruttati di lamponi e fragoline di bosco, su sottofondo di liquirizia e pepe nero.
Al palato è morbido, rotondo, raffinato, persistente e con una buona tannicità.
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