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Il Barbaresco 'Riserva S. Stefano'di Castello di Neive esprime tutto il meglio di questo cru Barbaresco, grazie al prolungato affinamento. per la Riserva infatti le uve vinificano e affinano prima per 6 mesi in acciaio, poi per 18 mesi in rovere francese ed infine per 6 mesi in vetro. Un rosso eccellente per gusto e profumo. Una bottiglia perfetta come regalo.
- Categoria del Prodotto
- Vino Rosso
- Denominazione
- Barbaresco DOCG
- Vitigno / Materia prima
- nebbiolo
- Classe di Invecchiamento
- Riserva
- Annata o Cuvée
- 2015
- Formato
- 750 ml.
- Nazione
- Italia
- Regione
- IT - Piemonte
- Gradazione Alcolica
- 14.5% vol.
- Temperatura di Servizio
- 18° - 20° C.
- Bicchiere Consigliato
- Calice ampio a stelo lungo
- Caratteristiche Speciali
- Edizione Limitata
- Abbinamenti Gastronomici
- Cacciagione, Carni Rosse, Formaggi Stagionati
- Allergeni
- Contiene solfiti (per solfiti si intende l'anidride solforosa che viene aggiunta al vino, per preservarlo, grazie alla sua azione disinfettante, antiossidante e stabilizzante)
Il Castello di Neive e la sua tenuta di 150 acri sono di proprietà dei fratelli e sorelle Stupino – Anna, Giulio, Italo e Piera. Sono tutti nati a Neive, così come i loro genitori, nonni e bisnonni. La storia dell'azienda inizia quando il padre Giacomo inizia a mettere a frutto sia la sua esperienza di geometra che la conoscenza del territorio, e acquistare, quando possibile, vigneti e terreni in posizioni estremamente favorevoli. Nelle piccole cantine della loro casa iniziarono le prime produzioni di vino per il consumo domestico e per la vendita sfusa. Messoirano, Montebertotto, Basarin, Valtorta, I Cortini;: il numero dei vigneti acquisiti da Giacomo crebbe e con esso anche la produzione e le ambizioni della famiglia. Nel 1964 acquistarono il castello con le sue ampie cantine, altri cascinali a Santo Stefano e Marcorino, più altri terreni dal precedente proprietario del castello, il conte Guido Riccardi Candiani.
Questo fu un punto di svolta che spinse la famiglia a ristrutturare le cantine del castello, a riorganizzare i vigneti trascurati dai precedenti proprietari e a produrre vino secondo metodi moderni. Alla morte di Giacomo, nel 1970, Giulio e Italo curarono il passaggio dalla mezzadria alla gestione diretta dei terreni, con il prezioso aiuto di Talin Brunettini, abile cantiniere esperto di tecniche agronomiche. È in questo periodo che Castello di Neive comincia ad imbottigliare i suoi vini e a farli conoscere nel resto d'Italia e all'estero.
Nel 1978 un altro passo gratificante: grazie alla collaborazione tra Italo e alcuni esperti dell'Università di Torino – i professori Italo Eynard e Annibale Gandini – Castello di Neive avvia un programma di selezione clonale dell'Arneis, un'uva da tempo dimenticata e abbandonata a causa della sua scarsa produttività. e mancanza di conoscenza nella vinificazione del vino bianco. Il vino Arneis deve la sua riscoperta a questo sforzo congiunto dell'azienda e dell'Università. Negli ultimi anni Italo si è dedicato interamente alla gestione diretta dell'azienda, sotto il nome di “Azienda Agricola Castello di Neive”: una dedizione che sembra seguire una 'premonizione' contenuta in una vecchia fotografia: quella raffigurante Mentore, Il nonno di Italo regala una vite al giovane nipote.
Indirizzo:
Via Castelborgo, 1 - 12052 Neive (CN), Italia
Colore: granato intenso e brillante.
Bouquet: complesso, intenso e molto ampio, sentori di piccoli frutti ben maturi, tabacco, fiori appassiti, spezie e cacao, note balsamiche.
Gusto: morbido, caldo, arricchito in tannini.
- Bibenda 5/5
- Vitae 4/4
- WSC - Silver
- Luca Maroni 93/100
- Wine Spectator 90/100
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Recensioni
IL VINO
Il Barbaresco 'Riserva S. Stefano'di Castello di Neive esprime tutto il meglio di questo cru Barbaresco, grazie al prolungato affinamento. per la Riserva infatti le uve vinificano e affinano prima per 6 mesi in acciaio, poi per 18 mesi in rovere francese ed infine per 6 mesi in vetro. Un rosso eccellente per gusto e profumo. Una bottiglia perfetta come regalo.
L'AZIENDA
I fratelli Stupino - Anna, Giulio, Italo e Piera - sono i proprietari del Castello e di circa 60 ettari di terreni in Neive. Sono tutti nati a Neive come pure i genitori, i nonni ed i bisnonni .La storia dell'azienda ha inizio quando loro padre, Giacomo, comincia a mettere a frutto la sua esperienza di geometra e grande conoscitore dell'area e ad acquisire, ove possibile, terreni e vigne nelle posizioni migliori.
Nelle piccole cantine della vecchia casa degli Stupino inizia così la prima produzione di vino per consumo domestico e per la vendita sfuso. Messoirano, Montebertotto, Basarin, Valtorta, I Cortini: il numero delle cascine e delle vigne acquistate da Giacomo cresce e così anche la produzione. Ed è così che nel 1964 viene acquisito il castello con le sue spaziose cantine e con le cascine Santo Stefano e Marcorino, oltre ad altri terreni già del conte Guido Riccardi Candiani. E' questa la svolta che spinge ad organizzare la cantina, a ristrutturare le vigne lasciate a gerbido dal vecchio proprietario, a produrre vino con sistemi moderni.
Alla morte di Giacomo, nel 1970, Giulio ed Italo curano la trasformazione da mezzadria a conduzione diretta dei beni, con il prezioso ausilio di Talin Brunettini, abile cantiniere e conoscitore delle tecniche agronomiche. Inizia quindi il primo imbottigliamento e l'introduzione dei vini del Castello di Neive nel mondo. Nel 1978 un altro grande traguardo: grazie alla collaborazione tra Italo e alcuni grandi personaggi della Facoltà di Agraria di Torino - i professori Italo Eynard ed Annibale Gandini - inizia l'impianto di selezione clonale sull'Arneis, uva abbandonata e pressochè sconosciuta, della cui riscoperta il Castello di Neive ha giocato un ruolo centrale.
Negli ultimi anni Italo si è impegnato in modo diretto e totale nella conduzione dell'azienda con il marchio "Castello di Neive Azienda Agricola": un impegno che pare seguire una premonizione che traspare dalla vecchia foto (anteguerra!) in cui il nonno Mentore gli mostra un grappolo d'uva. Lo sviluppo dei mercati, specialmente esteri, ha resa necessaria la trasformazione di tutte le uve dei nostri vigneti Le pur spaziose cantine del castello non sono più state in grado di permettere tale operazione e quindi abbiamo deciso, nella primavera del 2012, di trasferire le operazioni di produzione e quindi i macchinari e le vasche di acciaio inox in una nuova struttura tecnica - Cantina 2 - con un razionale lay-out, concentrando nelle cantine del castello tutte le botti in legno grandi e piccole per l’invechiamento dei vini.
Previa una drastica ristrutturazione ed il rifacimento degli impianti di servizio.
LA FILOSOFIA PRODUTTIVA
La forma mentale acquisita al Politecnico di Torino, l’attività in altri settori, hanno portato Italo ad un approccio ‘scientifico’ alla campagna, alla vigna. Va bene la tradizione, ma non si deve dare tutto per scontato. Il dubbio, la ricerca, il confronto, la sintesi. In questo modo fin dagli anni Settanta (con il lavoro di ‘riscoperta’ dell’Arneis di cui si è accennato a proposito del vigneto Montebertotto) la vicinanza e la collaborazione con la Facoltà di Agraria di Torino hanno permesso ad Italo di entrare, anche studiando, nel mondo della vite e del vino dalla porta giusta e di trovarsi pronto ad affrontare le sfide e i cambiamenti di un mercato in continua evoluzione.
Tradizione, ricerca e creatività: è questa la filosofia di un’azienda che senza trascurare secoli di esperienza nel campo della viticoltura, abbraccia le nuove tecnologie, si impegna nel campo della ricerca – in vigna come in cantina - ed è pronta a mettersi in gioco sperimentando con coraggio nuovi metodi. Sono proprio questo entusiasmo e questa carica creativa che hanno dato vita negli ultimi anni ad alcune esperienze nuove e stimolanti: a partire dal 1995, l’azienda ha prodotto un favoloso spumante metodo classico ottenuto esclusivamnte da uve pinot nero, il ‘Castello di Neive Classico’, oltre al ‘Castello di Neive Passito’ da uve arneis passite. A partire dal 1996 invece, l’azienda ha dato vita a due vini invecchiati in barriques - ‘I Cortini’, da uve pinot nero, e ‘Barbera d’Alba Superiore’, da uve barbera; dal 2006 viene prodotta anche l'Albarossa.
LE PERSONE
La collaborazione tra il Castello e la Facoltà di Agraria di Torino, continua tuttora con i professori Vincenzo Gerbi e Silvia Guidoni, alle cui ricerche, in cantina ed in vigna, diamo la massima disponibilità nella convinzione che ancora tanto c’è da studiare e da scoprire nella vite e nel vino.
In questa azione sono di grande ausilio le consulenze dell’enologo Gianfranco Cordero e dell’agronomo Dino Bevione. Il terminale di tutto è l’enologo Claudio Roggero ed il suo braccio destro Marco Ion.
In altre parole, questa è l’idea guida e questa è la squadra del Castello di Neive che la mette in atto.
La promozione dei vini prodotti, in Italia ed all'estero, viene seguita direttamente da Italo Stupino con il supporto della figlia Carolina.
IL CASTELLO
All’inizio del 1700, il Conte di Castelborgo, l’avvocato Manfredo Bongioanni, decise la costruzione del nuovo castello su fondazioni risalenti al 1500/1600. L’imponente struttura occupa il confine sud-ovest di quello che era il ricetto medioevale di Neive ed un muro di difesa (1750) con garitte collega il castello ed i giardini alla Porta Sud del paese, detta di San Rocco (dalla Cappella votiva del XV-XVII secolo posta appena all’esterno del recinto del paese).
La costruzione richiese parecchi anni ed una data di ultimazione si può stabilire nel 1753, anno di inaugurazione della bella cappella interna, come risulta da una lapide all’interno della cappella stessa. Notevole l’altare barocco ricco di marmi, abbastanza inusuale in una residenza privata. Le cantine del castello – dove tuttora avviene la produzione e l’imbottigliamento del vino - furono costruite prevedendone l’utilizzo per questa funzione. Hanno infatti una notevole altezza così da permettere l’impiego di grandi botti. In queste cantine, al servizio del Conte di Castelborgo, operò l’enologo e mercante Louis Oudart che attrezzò la cantina e che, per primo nell’area, produsse con le uve nebbiolo un vino secco, stabile e quindi commerciabile, che con il nome ‘Neive’ ottenne una medaglia d’oro all’Esposizione di Londra del 1862. Con le stesse tecniche utilizzate dall’Oudart per il ‘Neive’ trent’anni più tardi fu prodotto nel castello di Barbaresco il primo Barbaresco…se così non fosse stato, Neive oggi godrebbe di ben maggiore celebrità!
Il resto della struttura è destinata in parte a residenza dei fratelli Stupino ed in parte a rappresentanza: si vedano il salone con decorazione dell’inizio ‘800 in stile Impero Ritorno d’Egitto, il salotto della musica, la sala da pranzo, la galleria.